Quando la Storia è scritta da Giovanni Brusca...

Gli ultimi venti anni di storia nazionale possono essere descritti attraverso un percorso di bugie, un costante depistaggio, trattative spasmodiche e scambi elettorali. Questa è la sostanza della testimonianza di Giovanni Brusca, il boss mafioso che ha premuto il tasto del telecomando della strage di Capaci, al processo sulla trattativa tra Stato e Mafia.
Nel corso della sua articolata deposizione il collaboratore di giustizia sta ricostruendo la Storia del Paese in una fase cruciale della vita della Repubblica italiana: quel passaggio stretto agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, quando la democrazia traballava sotto i colpi delle bombe e dei papelli, quando la partitocrazia tradizionale lasciava il posto alle nuove forme di potere organizzato, quando i vecchi padroni del Paese si riciclavano in un nuovismo dal volto suadente.
L'Italia è un Paese di grande tradizione storiografica ma oggi il fior fiore del mondo accademico nazionale cede il posto ad una nuova forma di racconto storico: la storia orale di un killer di mafia, un sanguinario criminale che si è macchiato di crimini efferati, diventa la Storia ufficiale del Paese. La Storia di un Paese in bilico, alla ricerca di un perenne equilibrio tra la pratica criminale e l'azione politica. La Storia di un Paese impegnato in una lunga trattativa per garantire un ruolo privilegiato a classi dirigenti sovversive. La Storia di un Paese in cui il confine tra Cosa nostra e le istituzioni democratiche era talmente labile da non distinguere più gli ambiti di competenza. La Storia di un Paese che pensava erroneamente di vivere dentro un'altra Storia.

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