GRECIA, L'EPIFANIA DI UNA POLITICA MEDITERRANEA

Il presente del mare Mediterraneo è costellato di morte.
Ci sono le storie di vite mai raccontate, quelle dei naufraghi che, a migliaia, sprofondano tra le onde nel tentativo disperato di trovare un futuro. Li chiamano migranti,  profughi, dispersi, qualcuno usa ancora una impropria terminologia razzista per raccontare il fallimento di una politica che tenta di arginare il diritto umano alla libera circolazione di uomini e donne.
Ci sono le armi e gli strumenti del dominio globale, le antenne satellitari, le basi militari, i droni e i caccia bombardieri che usano il Mediterraneo come piattaforma per alimentare le guerre a bassa intensità, gli scontri etnici, i proclami autoritari, le sequenze della distruzione di una civiltà millenaria. C'è il Muos.
Ci sono le primavere diventate presto inverno, con i dittatori corrotti al soldo delle potenze occidentali che hanno lasciato il trono alle bande organizzate, ai califfati improvvisati, a nuove organizzazioni para-militari, in azione con i soldi degli emiri sauditi e con le armi delle potenze occidentali.
In mezzo a questo panorama di violenza c'è solo una speranza: la Politica. L'epifania della buona Politica che aspira al cambiamento risorge proprio dalle acque del Mediterraneo. Il nuovo corso della democrazia ricomincia dal luogo che ne ha sancito la genesi.
La Grecia ha, in sé, anche questa speranza. La speranza di un nuovo Mediterraneo, oltre a quella per un'altra Europa, ha una matrice teorica della definizione di un nuovo pensiero di trasformazione, in una battaglie delle idee che riparte dal genius loci di "un mare che contiene tanti mari."

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