LA STRAGE DI MIGRANTI E LE LACRIME DEGLI ASSASSINI

Quanti sono i morti, senza nome, sprofondati nel cimitero umido chiamato Mediterraneo? Quanti sono le donne e gli uomini naufragati in prossimità delle nostre coste, nel canale di Sicilia, nell'indifferenza generale di una politica che blatera di immigrazione solo per ragioni propagandistiche ed elettorali, agitando lo spettro dell'invasione?
Trentamila, quarantamila, forse cinquantamila persone, che hanno sperato di cambiare vita fuggendo dalla fame e dalle guerre, sono rimaste soffocate dalla impietosa procella del Mare nostrum, tra le onde assassine del mare che contiene tanti mari.
Oggi l'ennesima strage e le conseguenti parole di costernazione; la retorica del lutto, che confonde vittime e carnefici di una emergenza che dura ormai da venti anni; le lacrime di coccodrillo dei rappresentanti politici dell'Unione europea e dell'Italia, assassini morali di questo massacro quotidiano.
Bisogna mettere fine alla retorica parolaia sulla pelle di disperati e attuare scelte politiche che vadano nella direzione di ridare valore alla vita, garantendo il diritto umano alla mobilità, alla libera circolazione di uomini e donne, abolendo il permesso di soggiorno che rappresenta sempre di più uno strumento di tortura e di morte.
Serve una scelta radicale per affrontare un fenomeno che non può essere affrontato con la logica emergenziale, con l'utopia reazionaria del filo spinato lungo i confini artificiosi e artificiali dell'Unione Europea.

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