GENOCIDIO DEI MIGRANTI, L'UNICA PROPOSTA È NELLA CARTA DI PALERMO.

Può un'emergenza durare venti anni? Sbarchi, accoglienza, commissioni, centri di detenzione, militarizzazione delle frontiere, affari milionari e... soprattutto morti. Naufragi continui che hanno l'entità numerica e la drammatica ricorrenza di un genocidio.
Non è accettabile che si assista inermi in attesa di qualche risolutiva ed improbabile epifania. Gli effetti delle politiche economiche e militari dei cosiddetti "Paesi avanzati" hanno prodotto disperazione, crisi sociali, aumento della povertà e dei profughi, fuga dalle guerre e dalla fame.
Le politiche repressive e proibizioniste, in materia di migrazione, non hanno prodotto alcun risultato apprezzabile, anzi sono aumentati i morti e sono stati sistematicamente violati i diritti fondamentali della persona.
Bisogna cambiare approccio. Da venti anni, con l'attuazione della convenzione di Schengen e con il progressivo allargamento dei confini dell'Unione europea, è garantita la libera circolazione dei cittadini comunitari mentre è preclusa ogni possibilità di ingresso legale a chi non ha la fortuna di vivere dentro la Fortezza europea.
I teorici dell'etnocentrismo nazionale costruirono le loro fortune elettorali gridando al rischio di invasione: sembrava quasi che tutti i rumeni, i polacchi, gli ungheresi dovessero arrivare in Italia, in Germania, in Francia...
Oggi è evidente che è necessario pensare una nuova strategia che abbia al primo punto il riconoscimento del diritto umano alla mobilità degli uomini e delle donne, bisogna allargare al Pianeta le prerogative dello spazio Schengen, bisogna abolire il permesso di soggiorno. Qualcuno comincerà ad alimentare propagandistiche paure xenofobe... In realtà si garantirà la vita delle persone e la coerenza della nostra civiltà giuridica, evitando forme di discriminazione su base etnica.
La "Carta di Palermo" ha lanciato la proposta di abolire il permesso di soggiorno. Adesso tocca ai partiti, ai sindacati, alle istituzioni pubbliche, alle fondazioni, alla società civile rompere questo muro di gomma chiamato Unione Europea.

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