LA GUERRA IN SIRIA NON È COMINCIATA CON I BOMBARDAMENTI DI TRUMP

Improvvisamente l'opinione pubblica si è accorta che esiste una guerra in Siria. C'è voluto l'intervento militare degli USA per fare scoprire l'esistenza di un conflitto che, in oltre sei anni, ha prodotto centinaia di migliaia di morti.
Per troppo tempo si è descritto il conflitto siriano come una guerra civile, un cruento regolamento di conti interno alle classi dirigenti siriane, una replica delle primavere arabe, una rivolta "democratica" contro il regime di Assad.
In realtà in Siria si combatte una guerra che sta riscrivendo l'assetto geo-politico del Mediterraneo e del Medio-Oriente, un conflitto che vede tra i protagonisti tutte le potenze militari ed economiche della regione, impegnate a garantire la propria influenza su un territorio ricco di gas e di petrolio.
I ricchi emiri arabi hanno finanziato l'avanzata di un arcipelago di organizzazioni terroristiche contro Assad; la Turchia ha fatto il doppio gioco con l'obiettivo unico di sterminare i curdi; Iran ed Hezbollah hanno rafforzato l'asse sciita a sostegno del governo siriano; Israele ha goduto vantaggi insperati dallo scontro tra musulmani; i sunniti hanno subito il fascino subdolo dell'Isis; la Russia ha difeso i suoi storici presidi siriani che gli consentono di affacciarsi sul Mediterraneo; Francia ed Inghilterra non vogliono mollare un centimetro delle storiche spartizioni territoriali; le grandi multinazionali dell'energia si stanno contendendo territori per far passare gasdotti e oleodotti.
L'unica grande potenza mondiale che era rimasta formalmente fuori dal conflitto, lavorando esclusivamente per procura, sono stati gli Stati Uniti. Con l'elezione di Trump sono tornati i bombardamenti e così, l'opinione pubblica, si è accorta che c'è una guerra in Siria.
Eppure avevamo tutti gli elementi per capire che la guerra è iniziata da anni, oppure qualcuno pensa che gli attentati terroristici e i flussi migratori non abbiano niente a che fare con la guerra in Siria?

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