C'È SPAZIO PER APRIRE LA SFIDA PER L'EGEMONIA A SINISTRA. SBRACCIAMOCI E PROVIAMOCI!

Le elezioni amministrative ci consegnano un quadro politico alquanto preoccupante: il ritorno del centrodestra è l’elemento preponderante del nuovo quadro politico italiano.
È evidente che, dopo l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre, queste elezioni segnano la conclusione di una fase: si è chiusa definitivamente la stagione dell’autosufficienza del Partito democratico.
Non ci possono essere scorciatoie nella discussione politica che, necessariamente, si dovrà aprire nel Paese e nella sinistra: l’esito elettorale è drammatico e pensare di chiudere la riflessione dentro gli apparati di partito certamente contribuirà ad acuire la crisi di rappresentanza e la sfiducia nella politica e nelle istituzioni democratiche.
Ha ragione Stefano Folli, editorialista di Repubblica: “sarebbe miope individuare qualche capro espiatorio o peggio denunciare inesistenti complotti. È evidente che il partito (democratico) ha perso credibilità e non riesce più ad afferrare il bandolo della matassa. (…) Quando gli aspetti, diciamo così, locali esprimono lo sfilacciarsi di un tessuto politico e sociale tale da abbracciare una porzione così significativa del territorio, significa che la rotta è sbagliata. E non si tratta solo di alchimie, di alleanze da cercare a tavolino o di un ceto politico da riconnettere. A questo punto c’è una relazione con il proprio elettorato che va ripensata prima che sia troppo tardi.”

Nessuna scorciatoria quindi è immaginabile nell’attuale situazione: né opzioni di nuovo centrosinistra, come propone Pisapia, né alleanza strategica con i transfughi di Berlusconi, da Alfano a Verdini.
Il tema centrale è sempre lo stesso: quale proposta politica si può avanzare per evidenziare l’alterità, per riconnettere un legame con le fasce sociali più deboli della società, per ricostruire una relazione (ormai dispersa!) con il blocco sociale di riferimento della sinistra, ormai sempre più variegato e frammentato.
Se il Pd continua a pensare che la sua proposta macro-economica sia intercambiabile con il centrodestra non avrà speranze di riconquistare uno spazio politico; se continuerà ad usare il denaro pubblico per salvare le banche invece di avviare una strategia per il contrasto alla disoccupazione giovanile, se continuerà a sacrificare gli ultimi brandelli di welfare dentro la tenaglia liberista, se continuerà ad attuare forme di deregolamentazione del mercato del lavoro… la partita è chiusa per i prossimi trent’anni.

In questo contesto un ruolo importante può svolgere l’arcipelago di partiti e forze sociali che si collocano alla sinistra del PD.
Non basta denunciare la deriva liberista e l’irriformabilità del PD (cosa alquanto realista!) ma occorre operare su due terreni, recuperando il pensiero di Antonio Gramsci: ricostruire una riconoscibilità politica unitaria della sinistra, superando le sclerotizzazioni degli apparati e scommettendo sulla contaminazione delle culture critiche senza settarismi né primazie; aprire la sfida per l’egemonia a sinistra col PD sul terreno culturale, politico e programmatico.
Il segno dell’irreversibilità della crisi del Pd è evidente da questi ultimi risultati elettorali e contemporaneamente, nel corso della stessa competizione elettorale, emergono segnali di contro-tendenza che restituiscono un ruolo importante all’arcipelago variegato e frammentato della sinistra.
A Palermo è avvenuto un fatto epocale che può segnare la strada per il futuro: si chiama Sinistra Comune, una soggettività politica che ha aggregato tutte le esperienze della sinistra politica e sociale della città, praticando un metodo inclusivo e partecipativo.
Nessuna prevaricazione degli apparati dei partiti, nessuna contrattazione nella composizione della lista e dei gruppi dirigenti: tutto è stato deciso in una pratica assembleare permanente in cui trecento persone si sono ritrovate, con la pratica del consenso, a  condividere scelte e proposte.
Un miracolo! Ma è evidente che se esiste la volontà politica, i miracoli si possono realizzare. Sinistra Comune ha costruito un progetto per l’egemonia politica, culturale e programmatica nella costruzione dell’alleanza elettorale, in cui è presente anche il Partito democratico.
Infatti, facendo sponda con il sindaco Leoluca Orlando, il programma della coalizione riproduce elementi di contro-tendenza rispetto a tutte le amministrazioni comunali d’Italia: mantenimento del carattere interamente pubblico dei servizi locali; nessuna appalto privato nella gestione di acqua e rifiuti; consumo zero del territorio; nuove assunzioni nella scuola in deroga al patto di stabilità; valorizzazione dei beni comuni; impegno straordinario per il superamento delle povertà sociali ed educative…
Ad una vittoria della sinistra sul terreno culturale e programmatico si aggiunge una vittoria elettorale che consente alla lista di Sinistra Comune a Palermo (fatto unico in tutte le grandi  città italiane!) di eleggere lo stesso numero di consiglieri del Partito democratico (quattro) e di competere, decimale in più o in meno, sulle stesse percentuali elettorali.

La lezione di Palermo non può cadere nel vuoto. Adesso l’attenzione nazionale sarà necessariamente spostata sulla fine della legislatura ma, in mezzo, c’è un appuntamento importante che potrà avere un risvolto determinante sulle elezioni politiche: le elezioni regionali siciliane.
La Sicilia, negli ultimi sedici anni, è stata governata da un sistema di potere affaristico clientelare, in una imbarazzante continuità tra i governi presieduti da Cuffaro, Lombardo e Crocetta.
Il Partito democratico, negli ultimi anni sostituendosi alla destra, è stato il garante del patto scellerato che ha consentito a Confindustria siciliana, collusa con i poteri oscuri e mafiosi dell’isola, di svolgere un ruolo preponderante nel governo della regione.
Non sarà certamente l’individuazione di un presidente di altissimo profilo che potrà cancellare le scelte nefaste del governo Crocetta che ha peggiorato la condizione economica dell'isola, producendo una crisi sociale e democratica.
Ecco perché l’arcipelago della Sinistra siciliana non può svolgere un ruolo subalterno e disinteressato, alla luce di un nuovo scenario in cui all’interno del PD si stanno alzando voci critiche rispetto alla necessità di produrre una discontinuità con il governo Crocetta.
Serve un nuovo metodo di discussione e la capacità di produrre un’offensiva politico-culturale. Pietro Grasso è un nome autorevole ma è stato un errore partire dai nomi. Occorre, prioritariamente, praticare una rottura con le politiche degli ultimi sedici anni di governo della Regione siciliana.
La discontinuità è necessaria negli uomini che hanno governato la Regione e nelle cose da fare: acqua pubblica, fine dei monopoli nella gestione dei rifiuti, piani di riassetto idrogeologico, percorso di valorizzazione dei lavoratori forestali e della formazione professionale, tutela dell'ambiente attraverso un nuovo piano energetico che investa sulle rinnovabili, piano regionale dei trasporti che valorizzi la mobilità collettiva, una riconversione ecologica nella mission della pubblica amministrazione… 
Non esistono alchimie e modelli preconfezionati riproducibili sic et simpliciter, tuttavia credo che l’arcipelago diviso e frammentato della sinistra siciliana non abbia alternative se non quello di guardare all’esperienza palermitana di Sinistra Comune per provare ad operare un’offensiva per l’egemonia, soprattutto alla luce della novità rappresentata dalla plateale sconfitta del Pd in tutta Italia che impone, necessariamente, una nuova strategia.
Non so se la sinistra siciliana ci può riuscire. È molto difficile, perché il PD siciliano ha elemento di impermeabilità imbarazzanti e perché il percorso della sinistra siciliana è impantato in una discussione tra apparati, ma evitare di farlo, arroccandosi in settarismi pre-politici o anti-politici, sarebbe da suicidio.
Sbracciamoci e proviamoci! 

Commenti

  1. Da Palermo con Sinistra Comune, un sogno diventato realtà in una difficile città come la nostra. Pensare che si possa attuare anche alle regionali non è assolutamente impossibile.
    Simone Aiello.

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