VENEZUELA, L'INFORMAZIONE RACCONTA UN MONDO ALLA ROVESCIA

Non c'è telegiornale o quotidiano italiano che non racconti l'attuale fase politica del Venezuela usando categorie che certamente meriterebbero un approfondimento semantico.
Il presidente venezuelano è descritto come un dittatore sanguinario; il governo democraticamente eletto è definito costamente un regime; l'esercizio democratico del voto, che ha visto oltre otto milioni di venezuelani eleggere una nuova Assemblea Costituente, è etichettato come un golpe.
L'America latina ha vissuto numerosi colpi di Stato, pertanto tale categoria è tragicamente considerata come parte integrante della vita politica sudamericana. Ma mai è accaduto che l'attività golpista si attuasse attraverso la partecipazione democratica al voto e senza l'uso della armi da parte dei militari.
Anche questo elemento è una parte di verità puntualmente omessa dai nostri attenti giornalisti i quali raccontano di violenza e morti in Venezuela ma non dicono che le vittime non sono mai state uccise dalle forze militari venezuelane. Mai.
Infatti i morti sono stati causati sempre dagli scontri alimenti dagli squadroni della morte finanziati, come sempre avvenuto nella Storia recente dell'America latina, dalla Cia che ha attuato una vera e propria campagna di istigazione alla violenza contro ogni cosa e persona riconducibile ai sostenitori della rivoluziona chavista.
I provocatori, coloro i quali assaltano la televisione statale, lanciano molotov sulla folla sono definiti patrioti ed oppositori del regime; personaggi che, con le leggi in vigore in Italia, sarebbero chiusi in carcere con l'accusa di terrorismo.
Strano modo di fare informazione, ma di cosa stupirsi quando i giornalisti raccontano la realtà rimanendo seduti sul divano di casa, riciclando notizie filtrate dal dipartimento di Stato americano, rilanciando immagini di repertorio in cui gli scontri sembrano attuali e commentano filmati prodotti dalle televisioni private di Caracas, tutte in mano a potenti holding finanziarie che hanno contrastato la nazionalizzazione del petrolio.
Strano modo di fare giornalismo, del resto gli i giornalisti italiani inviati in Venezuela non esistono, infatti le più grandi testate giornalistiche nostrane operano a Buenos Aires, New York, Sao Paolo Miami... ma raccontano fatti (mai) accaduti a Caracas.

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