RIFONDAZIONE COMUNISTA, POTERE AL POPOLO E IL GIOCO DELL'OCA...

La politica è una scienza esatta. E, come in tutti i processi scientifici, due cose non sono possibili: cancellare gli effetti degli esperimenti e tornare indietro come se nulla fosse accaduto.
Rifondazione comunista, nell’ultimo anno, ha fatto l’ennesimo grave errore strategico e una pessima scelta tattica. Questi cattivi posizionamenti hanno prodotto effetti importanti che renderanno ancora più debole Rifondazione comunista e ancora meno credibile il suo gruppo dirigente nazionale.
Andiamo con ordine. La scelta di investire su un soggetto politico dal carattere populista (il richiamo al popolo nel nome!) rappresenta un cambio di prospettiva nelle scelte strategiche di un soggetto comunista. C’è una sconfinata letteratura che dimostra, in modo inequivocabile, che il riferimento al popolo non è compatibile con la prospettiva di trasformazione in senso socialista della società.
Un errore strategico, quello di cavalcare la deriva populista del Paese utilizzando le stesse categorie di chi ha costruito una nuova narrazione del presente, immemore del passato e strafottente del futuro.
Quella che oggi il gruppo dirigente di Rifondazione comunista definisce una deriva settaria e a-democratica era inscritta nella genesi, nella forma e nella cultura politica originaria di Potere al popolo. Non siamo davanti all’involuzione di un processo, tutto quello che è emerso, in questo ultimi giorni, era già inscritto nella prospettiva strategica di chi nulla ha a che fare con un processo plurale e democratico che ambisce alla rifondazione di una pratica e un pensiero della trasformazione.  È molto grave che un gruppo dirigente non abbia saputo intravedere tutto ciò.
Come conseguenza naturale di un errore strategico si è materializzata, immediatamente, una sbagliata scelta tattica. Infatti, dal punto di vista elettorale Potere al popolo è una soggettività politica che ha fallito alle elezioni politiche (1,1%), continuando a tenere fuori i comunisti dalle istituzioni politiche del Paese. Inoltre, come se già non fosse abbastanza, ha scelto di rendere indefinibile la sua scelta nell’ambito della collocazione internazionale.
Oggi Rifondazione Comunista, senza fare un briciolo di autocritica, decide di rinunciare alla prospettiva di Potere al Popolo, chiudendo la sua partecipazione a questa esperienza. Tuttavia consuma questa scelta nel modo peggiore, tentando di mettere una pezza che è, di gran lunga, peggiore del buco.
La politica non è come il gioco dell’oca: non si torna indietro e si ricomincia da capo come se nulla sia accaduto. Nell’ultimo anno Rifondazione comunista ha consentito la nascita e la diffusione nel territorio di Potere al Popolo; ha fatto sì che un centro sociale napoletano diventasse un soggetto politico nazionale; ne ha favorito la crescita elettorale così come dimostrano i sondaggi; ha investito le energie dei suoi militanti che, oggi più che mai, si sentono parte di quel percorso; ha favorito una battaglia politica in nome di astratti principi pre-politici… ed ora: contrordine, compagne/i!
Contrordine compagni/e, si torna alla linea congressuale che, nell’ultimo anno, è stata tradita e mortificata. Non funziona cosi! In un partito non può funzionare cosi!
Perché è da ipocriti attribuire le responsabilità di tali errori al Partito nella sua interezza, alla collegialità del gruppo dirigente mentre il corpo militante ha subito queste scelte, calate dall’alto senza una discussione profonda coi territori che, invece, sperimentavano con successo esperienze unitarie come Sinistra Comune alle amministrative di Palermo e Cento Passi alle elezioni regionali in Sicilia.
Le responsabilità degli errori sono di chi ha diretto Rifondazione comunista, del gruppo dirigente che ha isolato le compagne e i compagni che hanno avanzato dubbi sulle scelte tattiche e strategiche. Gli errori sono stati commessi dalla segreteria nazionale che, a seguito di cantonate così lampanti, avrebbe dovuto rassegnare le sue dimissioni.
Da questa vicenda esce massacrata, forse in modo definitivo, l’esperienza politica di Rifondazione comunista. La sequela di errori e il tentativo di rimediare, con un’auto-assoluzione generalizzata, rende ancora più debole la riconoscibilità politica del nostro partito e la credibilità del suo gruppo dirigente che, senza la capacità di fare autocritica e di ripensare tattica e strategia, adesso si ritroverà ad elemosinare qualche strapuntino nell’ennesima lista raffazzonata in vista delle prossime elezioni europee.
La politica non è il gioco dell’oca. Non si può tornare indietro al punto di partenza. Inoltre, se si torna indietro con meno energia e senza analizzare il percorso compiuto, c’è il rischio concreto di essere arrivati al capolinea. 

Commenti

  1. Analisi , a mio avviso, corretta e precisa. Per le elezioni Europee si potrebbe verificare la necessira' di appogiare Diem25 per un motivo , essendo un gruppo progresista in costruzione e fortunatamente aperto, ci potremmo inserire e appogiare le loro giuste battaglie e promuovere le nostre in una platea sicuramente piu' propensa ad ascoltare.

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