ACCORDO UE-TURCHIA: SUPERMARKET DEI DIRITTI UMANI SVENDUTI PER SEI MILIARDI DI EURO

L'accordo tra UE e Turchia certifica la fine della Convenzione di Ginevra sui rifugiati; conferma la scelta di esternalizzare le frontiere, già praticata con grandi insuccessi negli ultimi quindici anni; mercifica, sull'altare della possibile adesione della Turchia all'Unione europea, i diritti umani svendendoli al supermercato della sicurezza nazionale.
È incredibile quello che si è consumato sulla pelle di tanti uomini e donne che fuggono dalla guerra in Siria. Nei fatti si sta legittimando la pratica delle espulsioni collettive, negata formalmente nel testo dell'accordo, soprattutto quando si stabilisce un tetto massimo all'accoglienza e la scelta di rimandare indietro tutti "gli esuberi", indipendentemente dallo status giuridico dei richiedenti asilo.
In Siria è in corso una guerra che ha come protagonisti diversi Paesi dell'Ue, la Russia, gli Stati Uniti, la Turchia, le finte democrazie della penisola arabica. L'Europa non può lavarsi le mani consegnando la gestione dei profughi ad uno degli attori del conflitto.
Sei miliardi di euro per delegare alla Turchia la militarizzazione delle frontiere, così come fatto in passato con Libia, Ucraina e, ancora prima, con Tunisia, Polonia e Slovenia. 
Gli Stati membri non imparano dai propri errori, continuando  a considerare la mobilità umana una emergenza da contrastare con le categorie dell'ordine pubblico. 
Il proibizionismo europeo continuerà ad alimentare il numero di vittime di un genocidio che si perpetua da anni. Questa volta almeno avremo la coscienza a posto, visto che la violazione sistematica dei diritti umani si consuma lontano dai nostri sguardi, oltre i confini dell'Unione europea che, invece, ipocritamente continua ad essere la patria dei diritti fondamentali della persona.
Ipocrisia a caro prezzo.

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