DONNA NIGERIANA UCCISA AL CARA DI MINEO, COSA DOBBIAMO ASPETTARE ANCORA PER CHIUDERE LA STRUTTURA?

Cosa dobbiamo aspettare ancora per chiudere definitivamente il Cara di Mineo? Dopo le diverse inchieste giudiziarie, il coinvolgimento nella vicenda Mafia capitale, le denunce di parlamentari e associazioni sulle pessime condizioni di trattenimento, le accuse di gestione clientelare ed elettoralistica di un luogo pubblico… ieri notte una donna è stata assassinata dentro la struttura.
Siamo davanti ad un fatto di una gravità assoluta. La donna nigeriana, da oltre un anno in attesa che le venisse riconosciuto lo status di rifugiata, era affidata allo Stato italiano dopo essere fuggita dal suo Paese.
Sarà la magistratura ad accertare le cause e ad individuare il colpevole, tuttavia non si può tacere la responsabilità politica di un Paese che continua a tollerare questi buchi neri, questi luoghi in cui vengono rinchiusi uomini e donne che, invece di essere protetti/e, rimangono in balia di un sistema d’accoglienza che presenza troppe zone d’ombra.
Recentemente la rivista di geopolitica Limes ha raccontato il sistema criminale che da Benin City sfrutta la dignità delle donne nigeriane per farle diventare carne da marciapiede nelle nostre città.
Nel 2016 oltre 36 mila e nel 2017 quasi 20 mila nigeriani sono sbarcati in Italia, molte sono donne (dato più alto di qualsiasi altra nazionalità), e tra questi una percentuale alta ha usufruito di protezione internazionale proprio perché è stata riconosciuta la particolare condizione politica e sociale della Nigeria.
Le donne nigeriane sono l’anello debole del sistema criminale che si arricchisce sulla tratta degli esseri umani ed è inaccettabile che, invece di essere protette e sottratte alle mafie internazionali, queste persone debbano trovare la morte proprio dentro i luoghi in cui dovrebbero essere accolte. Tutto ciò mentre le imprese nazionali del petrolio fanno grandi affari in Nigeria…

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