LA LIMITAZIONE DELLA PRIVACY È UN FAVORE AL TERRORISMO

La risposta immediata da parte degli Stati agli attacchi terroristici è ormai standardizzata e contribuisce sistematicamente a realizzare gli obiettivi dei terroristi.
Negli ultimi quattordici anni, da quel famoso 11 settembre, ad ogni attacco terroristico segue una puntuale replica degli stati democratici che ha le caratteristiche di una torsione autoritaria dello stato di diritto (è l'obiettivo principale del terrorismo!) attuata attraverso una limitazione delle libertà individuali e una diminuzione del livello di riservatezza nelle comunicazioni.
Sono aumentati spaventosamente i livelli di controllo dei cittadini tanto che ognuno di noi è sottoposto quotidianamente a forme di intercettazioni, video-sorveglianze, geolocalizzazione attraverso il cellulare, carte di credito, social media, carte d'imbarco...
Negli ultimi anni sono state scoperte perfino forme non autorizzate di controllo massivo dei cittadini da parte degli Stati (Echelon) o da parte delle banche (attraverso il controllo del codice Swift nelle transazioni internazionali)... ovviamente sempre in nome della lotta al terrorismo.
Adesso l'Italia si appresta a varare una nuova legge che prevede la possibilità di acquisire, attraverso software occulti, tutte le comunicazioni fatte in digitale dai cittadini sospettati di qualsiasi reato, non solo di matrice terroristica. In questo modo si abbassano sempre di più i livelli di tutela delle nostre libertà.
La domanda è semplice: questi sistemi invasivi di controllo hanno diminuito la possibilità di azione dei terroristi? In realtà, malgrado l'aumento dei controlli, il terrorismo ha continuato ad attaccare indisturbato.
Anzi, queste risposte degli Stati democratici hanno permesso al terrorismo di raggiungere un importante obiettivo: aumentare il livello della paura tra i cittadini.


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