Perché Napolitano concede la grazia ad un torturatore?

In nome delle buone relazioni internazionali tra Italia e Usa si cancellano secoli di diritto e si elimina il principio sacrosanto dell'Habeas corpus.
Joseph Romano, il colonnello Usa, graziato dal Presidente della Repubblica era stato condannato per aver commesso un crimine nefasto: ha contribuito al rapimento e alla tortura di un cittadino egiziano che godeva dello status di rifugiato in Italia.
Il presunto terrorista Abu Omar, il 17 febbraio del 2003, fu prelevato in pieno centro di Milano da un gruppo di agenti della Cia con la complicità di un carabiniere e dei vertici dei servizi segreti italiani, così come dimostrano le sentenze.
Fu portato, con un furgone, nella base militare di Aviano, il cui responsabile era Joseph Romano, e da lì un volo segreto lo trasportò nella base tedesca di Ramstein e successivamente in Egitto dove è stato stato trattenuto e torturato per 14 mesi. Tutto ciò in nome della strategia americana contro il terrorismo, pianificata e attuata dopo l'11 settembre del 2001.
C'è una immensa letteratura sulla materia, una sentenza della magistratura italiana, grazie ad un lavoro straordinario fatto dal procuratore Armando Spataro, e perfino una relazione di una commissione speciale del Parlamento Europeo, della quale mi onoro aver fatto parte.
Ma Napolitano, in nome di una esplicita logica da realpolitik, si è disinteressato di tutto ciò e ha concesso la grazia a un torturatore.
Solo una domanda vorrei fare: egregio Presidente della Repubblica, avrebbe concesso la grazia se il responsabile della base militare fosse stato di nazionalità egiziana e il cittadino rapito e torturato un americano?

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