Portella della Ginestra: la strage che dà avvio alla Repubblica italiana

Primo maggio 1947, c'erano due motivi per festeggiare: era finito il fascismo e pertanto la festa del lavoro aveva smesso di essere illegale e il Blocco del Popolo, la coalizione di comunisti e socialisti aveva appena vinto le elezioni regionali siciliane.
Il corteo di contadini con le bandiere rosse aveva attraversato le campagne per dirigersi al cospetto del sasso di Nicola Barbato, il pulpito naturale dove, a fine ottocento, era solito tenere i comizi il famoso dirigente di Fasci siciliani.
Quella strage è ancora nascosta tra i misteri opachi della storia d'Italia ma esiste una verità storica attendibile. Nascosti dietro le rupi a cospirare l'eccidio di Portella sono stati in tanti: il bandito Giuliano, la mafia, gli agrari, i servizi segreti italiani e americani, militanti della X Mas, poliziotti fascisti reclutati nel nuovi apparato democratico della Repubblica italiana, qualche ministro democristiano.
C'erano due motivi per festeggiare e almeno uno per uccidere: bisogna bloccare l'offensiva dei rossi, impedire il cambiamento, la giustizia sociale, il riscatto delle masse popolari.
Portella della Ginestra è un mistero anomalo: sappiamo chi ha ucciso e conosciamo pure le sue ragioni.
Quella strage diede inizio alla nuova storia d'Italia, la Repubblica dei misteri, delle stragi di stato, degli eccidi e dei depistaggi, della più grande mattanza dell'Europa post-bellica che ha visto cadere contadini, sindacalisti e militanti politici, uomini dello stato, giornalisti, magistrati e forze dell'ordine.
Con Portella della Ginestra inizia il processo di stabilizzazione di un Paese in cui hanno convissuto Stato e Mafia.

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